NEWS: Bufera sull’accordo Nike – Gatlin, gli atleti: ”Sponsorizzare un ex dopato uccide l’Atletica”

justingatlinLa tempesta è arrivata e si è diffusa velocissima a macchia d’olio, soprattutto tra star dell’Atletica mondiale e di conseguenza sulle testate giornalistiche: sponsorizzare un ex- dopato per amor di mercato ucciderebbe i valori di una Atletica Leggera, facendo così passare il doping come un elemento di scarsa importanza nella fedina sportiva di un atleta?

Questo spinoso caso morale l’ha sollevato la decisione della Nike, la quale è tornata a sponsorizzare il velocista americano Justin Gatlin.

Facciamo però un passo indietro, andando a scavare un passato di cronache risapute ma che servono comunque a capire meglio.

Justin Gatlin all’inizio degli anni 2000 ebbe una veloce cavalcata verso la notorietà con grandi risultati, culminati con l’oro Olimpico nei 100 m ad Atene 2004 , la doppietta 100 – 200 ai Mondiali di Helsinki 2005 e dulcis in fundo il pareggiamento del record mondiale di 9″77, a quei tempi ancora di Asafa Powell, nel 2006. Subito dopo quel gran risultato che aveva fatto di Gatlin l’uomo da battere, fu resa pubblica la positività dell’atleta al testosterone. Evento grave, se non fosse stato anche recidivo, infatti sul capo del velocista grava anche una squalifica di un anno nel 2001 per uso di anfetamine. Proprio la recidività costò a Gatlin una squalifica di otto anni, poi ridotti a quattro, e la rescissione del contratto di sponsorizzazione con la Nike, che prese giustamente le distanze dalla cattiva pubblicità.

Adesso, dopo un 2014 stellare, in cui Justin Gatlin ha corso i 100 m in 9″77 ed  200 in 19″68, (superando nelle liste mondiali di sempre il nostro Pietro Mennea), avrebbe smosso la Nike a riprenderlo sotto la sua ala, offrendogli un contratto di sponsorizzazione, a quanto pare già ufficializzato. Poche ore dopo le ultime notizie, i social network sono stati inondati con uno  slogan Nike di scherno : “Just Dope It“.

Tutto ciò ha smosso un gran polverone, non tanto contro Gatlin ma contro la casa di abbigliamento sportivo, la quale è la regina dello sport americano per quanto riguarda le grandi sponsorizzazioni di atleti e squadre.




Darren Campbell, campione olimpico della 4×100 con la Gran Bretagna nel 2004, il quale ha fatto della battaglia contro il doping un affare personale, da quando fu costretto riconsegnare diverse medaglie importanti a causa della positività di Dwain Chambers, si è detto molto contrariato per questa scelta: ” Mi preoccupa tutto ciò,  perché l’atleta deve essere un ambasciatore per il marchio. Nike è visto come uno dei più grandi marchi del mondo e non può permettersi questo tipo di pubblicità. E’ una sciocchezza assoluta.”

A Campbell si è accorata la primatista del mondo di maratona Paula Radcliffe, a sua volta ambasciatrice Nike.  “Sono molto delusa di sentire questa notizia. Non credo che rispecchi in pieno i valori fondamentali della Nike che sono orgogliosa di rappresentare, né l’integrità nè gli ideali delle persone con cui lavoro ogni giorno. ” Questo le parole della Radcliffe affidate ad un Tweet.

Nette e sarcastiche le parole della multiplista bronzo olimpico Kelly Sotherton : “Quale ispirazione dovrebbe dare questa iniziativa? Prendere farmaci, farsi prendere due volte e firmare un contratto di scarpe ?! ”

La Nike ha pensato bene di riaffidare la bandiera a Gatlin soprattutto perchè quest’anno c’è in palio il trono mondiale a Pechino, e con un Bolt lontano dalle piste nel 2014, il velocista USA potrebbe dire la sua e non poco; ciò però dimostra evidentemente come tutto ciò abbia un prezzo, anche la morale di uno sport pulito, messa da parte.

Riuscirà Usain Bolt a farla in barba alla Nike? Questo è quello che si sono chiesti molti, o meglio,  hanno chiesto indirettamente al primatista del Mondo, il quale dovrà difendere il titolo di Mosca, non contro Gatlin, ma contro l’ipocrisia di un pensiero commerciale che a quanto pare ha accantonato il fatto che l’Atletica Leggera non ha bisogno di altra cattiva fama ma di persone come Lightning Bolt, il quale ha spostato i confini dell’uomo, il tutto facendosi voler bene,  ballando a fine gara, comportandosi da guascone, facendosi ammirare da milioni di ragazzini ai quali magari è venuto quel barlume di motivazione a provare a correre, lanciare o saltare. Con le loro sole forze, di volontà, sacrificio e tanta passione.  Questa è l’immagine che la regina degli sport si merita.

 

Foto: Streeter Lecka/Getty Images Europe

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