STORIE : Edwin Moses, l’uomo dei tredici passi

edwinmoses84Edward Corley Moses nasce nell’Ohio a Dayton il 31/8/1955 , secondogenito di tre figli, scopre l’atletica al college Morehouse di Atlanta, a cui ha accesso grazie ad una borsa di studio, dove consegue la laurea in Fisica e Ingegneria. Divide la sua vista accademica con un tenace programma di allenamenti nella squadra universitaria, la quale non poteva usufruire di una propria pista di atletica, così Moses dovette allenarsi nella pista della scuola superiore cittadina.

Edwin Moses, strano ma vero, non notò subito la sua propensione per il giro di pista con barriere, tanto che si divideva tra i 180 iarde Hs e i 440 iarde piani, correndo i 400 hs soltanto una volta nel 1975; questa unica gara fece però scoccare una scintilla nella mente di Moses, il quale notò di essere molto portato per la specialità, soprattutto perchè riusciva a tenere un ritmo di tredici passi tra ostacolo e ostacolo per tutta la gara, ritmo che ancora nessuno a quell’epoca riusciva a esprimere.

Inizia così un impegnativo e metodico allenamento da cui Moses riceve soddisfazione e motivazione, affinando la sua sempre più sopraffina tecnica di corsa,  migliorando sensibilmente a vista d’occhio.

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Nel 1976 Moses stacca il biglietto per le Olimpiadi di Montreal vincendo i Trials americani e arrivando all’appuntamento come papabile uomo da podio.

Il giorno della finale arriva velocemente così come la reattività di Edwin Moses allo sparo; il suo ritmo è preciso e fin troppo veloce per tutti. Dopo aver superato l’ultima barriera e passato il traguardo, il cronometro segna 47″63, nuovo record del mondo sulla distanza, ben un secondo prima della medaglia d’argento, anch’essa americana Michael Shine ( 48″69). Per Moses e gli USA è un grande trionfo, ( anche perchè fu l’unica vittoria nelle gare di corsa per gli americani).


La vittoria olimpica e il record del mondo convince Moses a dedicarsi ancora di più all’allenamento e alla tecnica, sfinendosi in lunghissimi allenamenti di ritmica e di passaggio dell’ostacolo.

edwinmosesNel 1977 Moses è l’indiscusso padrone dei 400 hs, tanto che fissa un altro record del mondo correndo in 47″45 e ponendo tra lui e il resto del mondo dei 400 hs ben un secondo. L’unico intoppo di quella stagione arrivò il 26 agosto del 1977  a Madrid, quando Edwin subì la sua quarta sconfitta fino a quel momento ad opera di Harald Shmid, tedesco dell’ovest, uno dei più forti esponenti della specialità di tutti i tempi ( detentore del precedente record europeo di 47″48 ).

Moses non si fece troppo intimidire da quella piccola ” falla” e si prese la rivincita una settimana dopo a Dusseldorf, ponendo tra lui e il rivale ben 15 metri e mettendosi al collo la medaglia d’oro di coppa del mondo col tempo di 47″53.

Da quel momento iniziò il regno di Edwin Moses, il quale infila successi su successi, senza nessuno che potesse contrastare il suo strapotere.

Oltre ad allenarsi, Edwin Moses inizia a lavorare per la General Dynamics, in un reparto atto a controllare l’elettronica di testate nucleari ordinate dal Pentagono.

Purtroppo per Moses, nel 1980, dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan, gli Stati Uniti e altri sessantacinque paesi decidono di boicottare l’olimpiade di Mosca in segno di protesta. La gara dei 400 hs fu vinta in 48″70, tempo che Edwin Moses poteva correre con una facilità estrema, che fece nascere nell’atleta statunitense una sorta di amaro in bocca per l’opportunità di un secondo alloro olimpico, ormai sfumato. Lo stesso Moses, espressamente pacifista, chiese un anno sabbatico dal lavoro nel 1979 ( anno in cui vince l’oro in coppa del mondo), per lottare contro il boicottaggio statunitense, purtroppo senza successo.

edwinmoses1Nel 1981, il grande ostacolista inizia a occuparsi anche della situazione sociale, fondando un sindacato che per far sì che gli atleti si possano mantenere anche dopo il college con stipendi passati dal governo o da terze parti senza mettere in pericolo la possibilità di partecipare alle olimpiadi (ricordiamo ancora che la partecipazione olimpica era prevista soltanto se l’atleta era dilettante, cioè non percepiva guadagni dalla sua attività sportiva agonistica). Oltre al suo impegno per portare avanti il movimento atletico, Moses si porta a casa la terza medaglia d’oro di coppa del mondo, correndo in 47″37 a Roma. Nello stesso anno Edwin vince il primo ” Jesse Owens Award” da parte della USA  Track & Field.

Vittoria dopo vittoria arriva il 1983, altro anno importantissimo per Moses, infatti quell’anno si corrono i primi campionati mondiali di atletica leggera ad Helsinki, rassegna a cui Moses arriva come una montagna troppo alta da scalare per chiunque, infatti il fortissimo americano vince il titolo mondiale col tempo di 47″50, dimostrando la propria superiorità. La ciliegina sulla torta di quella stagione è però il record del mondo di 47″03, che resisterà fino ai giochi di Barcellona 1992 quando Kevin Young abbasserà il limite a 46″78.

edwinmoses2Finalmente, dopo otto anni di attesa e una opportunità sfumata per ragioni politiche troppo grandi per lui, Edwin Moses può di nuovo puntare il proprio sguardo e le proprie ambizioni all’oro olimpico in palio a Los Angeles 1984. Al grande atleta viene concesso l’onore di pronunciare il giuramento olimpico, dove Moses, preso dall’emozione, si dimenticò le parole, ricominciando tre volte a pronunciarlo fino alla definitiva conclamazione.

Dopo aver passato agilmente le fasi eliminatorie, Moses si trova davanti il connazionale Danny Harris, del quale però non è intimorito e chiude la sua gara, sempre stilisticamente perfetta in 47″75 e bissando finalemente l’oro di Montreal e allontanando gli spettri di quel sicuro alloro a Mosca ’80.

Nel 1985 e nel 1986 la carriera di Moses continua in una imperterrita sequela di vittorie, il tutto fino al 4 giugno 1987 a Madrid, quando perde ad opera di Danny Harris, la prima sconfitta dopo nove anni, nove mesi e nove giorni, quando Shmid lo batté sempre a Madrid;  la carriera sulle barriere continua per l’ostacolista americano ma nel 1987 la stella di Moses inizia ormai ad affievolirsi, e riesce a strappare  “solo” il bronzo a Seoul 1988 correndo comunque in 47″56, dietro al senegalese El Hadj Amadou Dia Ba e all’americano Andre Phillips che stabilisce il primato olimpico con 47″19.

 


Dopo quest’ultima esperienza olimpica, Moses prova con qualcosa di nuovo: il Bob a due, nel quale Edwin ha il ruolo di frenatore e dove vince la medaglia di bronzo in coppa del mondo a Winterburg nel 1990; questo allontanamento, per gioco, dall’atletica è solo il preludio del 1993, anno in cui Moses si ritira definitivamente dal palco agonistico, continuando però il suo lavoro contro la lotta al doping (sviluppando nuovi metodi di controllo) e portando avanti associazioni per i diritti degli atleti.

edwinmoseslareusNel 1994, la IAAF ha inserito Edwin Moses nella sua Hall of Fame; Edward Corley Moses, pur non avendo più il record del mondo, è considerato tutt’ora il più grande esponente di sempre della gara dei 400 hs, per la sua dedizione alla specialità e all’impegno e alla tenacia dimostrata in quasi un decennio di imbattibilità in 122 gare, collezionando nella sua intera carriera 178 vittorie su 187 gare disputate.  Moses è tutt’ora parte attiva in molti campi sociali dello sport e presidente della Laureus Sport for Good Foundation, associazione di campioni di ventotto paesi del mondo.

6 commenti su “STORIE : Edwin Moses, l’uomo dei tredici passi

  1. Che atleta formidabile. E che ottima persona, laurearsi in fisica ed ingeneria e vincere pure quasi 180 gare internazionali… un vero campione!

  2. semplicemente un mito inarrivabile! sportivo e umano.

    grazie edwin, per aver onorato lo sport nella sua accezione più nobile.

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